E’ necessario creare i presupposti per realizzare un modello da attuare con la fine dello stato di emergenza, i pilastri del lavoro nella nuova normalità sono cinque:
- fino al 50% di smart working su base mensile,
- dotazioni informatiche e soluzioni ergonomiche aggiuntive per i dipendenti con particolari bisogni posturali o di salute,
- pagamento degli straordinari anche se si lavora da casa,
- diritto alla disconnessione,
- regole di comportamento per il rispetto della sfera personale
Ma soprattutto deve aumentare l’attenzione alla formazione dei manager e del personale che lavora in modalità “ibrida”
Nell’era del covid, con accordo sindacale o meno, abbiamo avviato lo smart working come modalità di lavoro in quasi tutte le realtà produttive e abbiamo imparato tanto, nonostante alcuni fossero più preparati di altri.
Alcune attività che pensavamo non si potessero fare da remoto, abbiamo capito che si possono invece fare con successo. E abbiamo imparato che alcune cose fatte in presenza vengono molto meglio.
Nella nuova organizzazione, ciascun collaboratore deve poter lavorare da casa fino al 50% del tempo con un semplice accordo con il proprio capo, senza nessuna sovrastruttura organizzativa e aziendale.
Ma c’è anche dell’altro, deve essere definito un galateo dello smart working devono essere identificati degli orari prima e dopo i quali non possono essere organizzati dei meeting, deve essere raccomandato uno spazio per la pausa pranzo e una durata dei meeting commisurata ai temi da affrontare e con il numero di partecipanti strettamente necessari, oltre alle tutele e al riconoscimento delle prestazioni straordinarie.

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